Se siete fruitori assidui di serie tv, saprete dell’arrivo di The Handmaid’s tale in Italia, questa volta non distribuita da Netflix ma da Tim Vision. Come mi capita spesso, ormai, quando c’è una serie che mi piace particolarmente, mi fa piacere parlarne anche qui sul blog, e raccontarvi del perché mi ha colpita, perché secondo me va vista, se anche voi siete dei series’ addicted e non sapete quale scegliere nel Mare Magnum di proposte degli ultimi tempi. Se non sapete nulla di The Handmaid’s tale siete nel posto giusto, tranquilli qui non ci sono spoiler, ma solo impressioni su questa prima stagione (10 episodi in tutto di 50 minuti ciascuno) e qualche curiosità
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The Handmaid’s tale, la trama
Di cosa parla The Handmaid’s tale? La trama ci fa immergere nel mondo “inquietante” o meglio distopico, di questa serie. Impossibile non uscire turbati da un disegno della società – sicuramente di fantascienza – ma che prende spunto, come raccontato dall’autrice del libro a cui è ispirata la serie – Il racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, di accadimenti reali neanche troppo lontani nel tempo, in alcuni casi, rispetto alla condizione di sottomissione delle donne nella società, tratteggiando scenari ancora più inquietanti e al limite. Ecco la trama e se volete approfondire a questo link
La società di Gilead, un tempo nota come Stati Uniti d’America, è governata da un regime misogino ed estremista che auspica un ritorno ai valori tradizionali della società. A capo di Gilead c’è un’élite di potere che schiavizza le poche donne fertili rimaste per tentare di ripopolare il mondo. Difred, una delle ancelle del Comandante Waterford, cerca di sopravvivere alla crudeltà della società in cui vive e al tempo stesso ritrovare la figlia perduta.
Questa serie tratta temi difficili, è vero, ma vi risulterà praticamente impossibile non identificarvi nella protagonista June Osborne/Difred (capirete guardando la serie il perché dei due nomi) interpretata egregiamente da Elisabeth Moss. Vi innamorerete della fotografia, che a me ha ricordato molto anche alcuni degli ultimi film di Paolo Sorrentino e la serie The Young Pope. Per alcuni potrà sembrare una serie lenta, ma vi assicuro che accadono molte cose: non solo fisicamente (le scene di violenza sono al limite della sopportazione per chi è molto sensibile), ma soprattutto mentalmente (la forza richiesta per sopravvivere ai sopprusi psichici è quasi superiore rispetto a quelli fisici). Una serie che, tra l’altro, ci mette di fronte ad ulteriore prova di quanto ognuno di noi possa avere risorse nascoste e una forza che non riesce neanche ad immaginare, se non quando la vita ci fa misurare con le prove più dure.
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5 curiosità sulla serie The Handmaid’s Tale prima stagione
- Elisabeth Moss, l’attrice protagonista, è già popolare al pubblico appassionato di serie tv. Ha recitato in Mad Men, Medium, Grey’s Anatomy, Law&Order e in Top of the lake, per citarne alcune.
- Tra le protagoniste della serie, in un ruolo totalmente nuovo c’è anche Alexis Bledel, la Rory di Una mamma per amica. La partecipazione a questa serie è decisamente importante, per permetterle di scrollarsi di dosso i seppur amabili panni di eterna adolescente alle prese con la mamma. Qui il suo ruolo è quello di un’ancella omosessuale che pagherà cara la sua ribellione.
- Molto spesso si fa riferimento ad un episodio della Bibbia, per giustificare l’uso delle Ancelle a fini riproduttivi. La giustificazione è l’episodio dell’Antico Testamento in cui Rachele, sterile, chiede a Giacobbe di ingravidare la serva Bilhah, davanti a lei, per poter aver un figlio suo tramite lei.
- La scrittrice Margaret Atwood e il libro sono diventati per molti un baluardo del femminismo, tanto che diverse persone hanno deciso di tatuarsene alcune frasi. Dal libro è stato tratto nel 1990 il film omonimo, Il racconto dell’ancella (The Handmaid’s Tale) diretto da Volker Schlöndorff e molto probabilmente a breve verrà pubblicata una graphic novel.
- Il colore rosso dell’abito delle ancelle è scelto come simbolo di fertilità. Per trovare la giustia tonalità di rosso la costumista Ane Crabtree si è ispirata al colore intenso del sangue mestruale. In un’intervista la Crabtree ha anche sottolineato di essersi ispirata molto alle collezioni del 1990 di Miuccia Prada.
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