Quando ero giovane – perché non vorrei dirlo, ma ad aprile sono 38 – leggevo con molto interesse questo genere di articoli. Mi ha sempre affascinato la maturità degli adulti, quasi a voler assorbire per osmosi i loro consigli e le loro esperienze. E così, ho pensato che – ormai vicina al giro di boa degli anta – dovevo scrivere qualcosa alla me di 20 anni, anche perché sono esattamente 20 anni che sono andata via di casa per venire a vivere e studiare a Roma, ne avevo solo 18.
Direi che è arrivato il momento di fare due chiacchiere con quella ragazza.
Per farvi capire il mio stato d’animo di quel momento devo dirvi che ero totalmente “immatura”. E non sto esagerando, ero molto sensibile, ma anche piena di irrisolutezza. Avevo vissuto appieno l’adolescenza, non privandomi di esperienze, uscite, amici, capelli fucsia, cantavo anche in un gruppo rap, cosa decisamente avveniristica per l’epoca. Per fortuna non esistevano ancora i social, quindi non ho nulla da mostrarvi al riguardo, ma posso dirvi che se fossi stata adolescente in questa epoca, forse mi avreste visto fare trap ad X Factor e video su TikTok. E forse è stato meglio com’è andata.
Scherzi a parte. Sono arrivata a Roma con una valigia piena di punti interrogativi, non conoscevo quasi nulla di me stessa, avevo un discutibile colore di capelli e, il portafogli vuoto. Tanto per completare il quadro.
Fino a quel momento avevo vissuto con poca lucidità. Non ero affatto consapevole di me stessa. Mi ero fatta influenzare molto spesso dalle amicizie (sbagliate) e anche dagli amori. Diretta conseguenza dell’insicurezza: diventare banderuola delle situazioni. Poteva andare molto male, ma per fortuna è andata bene, nel senso che nonostante non sia quasi mai stato semplice, questo percorso mi ha fatto crescere e mi ha portata ad essere qui – ora – a raccontarvi, alcune lezioni che ho imparato in questi vent’anni.
1. Non farti influenzare
Come vi dicevo è stato sicuramente uno degli “errori” che più mi rimprovero. Pensavo sempre che il punto di vista degli altri fosse migliore del mio, mi mettevo sempre in discussione. Non sapevo assolutamente dire no. Volevo stare nel gruppo “giusto”, quello più “popolare”, anche se le persone erano mediocri, e finivo per sentirmi mediocre io.
Un errore enorme che facevo era anche farmi condizionare. Però non era colpa degli altri, in questo caso, ma dipendeva appunto dalla mancanza di fiducia in me stessa e dalla mia incapacità di capire davvero cosa volessi dalla vita, dalle amicizie, dall’amore. E di conseguenza saper scegliere cosa fosse giusto per me.
2. Non bruciare le tappe
Sono sempre stata un po’ inquieta. Con l’età e guardando anche il percorso di persone che ho conosciuto in questi anni, opposto al mio, ho capito che bruciare le tappe è la cosa più sbagliata in assoluto. Perché tutta l’esperienza che non hai fatto per arrivare da A a C senza passare da B, prima o poi ritorna a galla e non sarai pronta ad affrontare le sfide successive.
Per ottenere risultati ci vuole tempo, fatica, costanza. Per capire chi siamo, idem. Non occorre lasciare casa appena scoccano i 18 anni, cosa che ho fatto io, andare a convivere immediatamente, cosa che ho fatto io e in generale avere sempre fretta di essere già allo step successivo.
3. Non essere insicura
Purtroppo l’insicurezza ha caratterizzato grossa parte della mai adolescenza e anche i primi anni di università. Avevo una vita normale, ma mi lasciavo molto trascinare dalle idee degli altri, credendo poco nelle mie.
Anche durante i primi anni qui sul blog, non credevo in me stessa e in quello che facevo, ma se lo facevo per gli altri invece sì. Ero strana! Ho dovuto lavorare molto per costruire il mio “io” e tutto il tempo perso negli anni precedenti. Ancora oggi penso a quante intuizioni avevo avuto che stupidamente non ho portato avanti. Ma per fortuna negli ultimi anni ho recuperato di molto il tempo perduto, anche se ora crescere con un blog non è semplice come agli inizi, posso dire di aver comunque trovato il lavoro che volevo grazie anche al blog (e alla laurea).
4. Credi in te stessa
Questa è un po’ la summa dei punti precedenti. Una cosa difficile da fare da giovani è credere nelle proprie capacità ed idee. Un po’ perché occorre – secondo me – avere qualcuno che ci sostenga sin da piccoli, per sviluppare la fiducia in se stessi, un po’ perché le regole che ci impone la società da adulto ci portano a diventare insicuri, se non rientriamo in quegli schemi che sono stati già predisposti.
Insegnare a credere in se stessi dovrebbe essere nel piano scolastico. Purtroppo non si arriva a questo mondo con un manuale di istruzioni, ma è bellissimo incontrare chi ci può aiutare in questo percorso. Ovviamente, la spinta deve venire in primis da noi stessi. Buttarci a capofitto nelle cose in cui crediamo, studiare, essere preparati ma soprattutto non mollare quando gli altri denigrano (anche velatamente) quello che facciamo.
Quando ho iniziato a scrivere sul blog e a postare su Instagram considerandolo un lavoro, ho spesso subito in silenzio le critiche anche di chi mi conosceva. Nessuno capiva quello che stava succedendo. Oggi, invece, la realtà ha dimostrato che i social possono diventare una fonte di reddito e un lavoro per chi ha idee da condividere, e soprattutto per ha creduto in se stesso prima che lo facessero gli altri.
5. Circondati di persone che ti fanno brillare
Questo è il punto più dolente, lo ammetto. Ancora oggi se ci penso mi viene rabbia, Sin da piccola sono sempre stata “dietro” alle amicizie sbagliate. Avevo un’insana predilezione per i rapporti tossici, per le persone che mi facevano sentire sempre in secondo piano, un passo indietro, che non mi chiamavano, non mi cercavano. Ed io ostinata invece, continuavo a volerle al mio fianco. Poi, dopo aver sofferto molto per le delusioni, ho iniziato anche a capire che mi circondavo delle persone più infime. Non sapevo riconoscere gli altri. Non sapevo giudicarli. Molto spesso questi errori coincidevano con il mio stadio di autostima. Autostima bassa equivale a farsi trattare male. Ad alcuni succede in amore, a me è successo sempre con le amicizie. Oggi ammetto di essere diventa iper-selettiva. Non solo guardo come si comporta una persona con me, ma com’è in generale nella sua vita. Non mi tengo come amico una persona negativa e che sparla sempre degli altri, perché so che lo farà anche di me, non appena avrà l’occasione. Mi tengo strette le persone che mi fanno sentire bene, che non mi fanno sentire a disagio, inadeguata o sbagliata, che mi dicono che sono troppo sensibile o emotiva, ma che mi accettano per quello che sono. E che se anche devono muovermi una critica che sappiano farlo con le parole giuste, senza ferirmi.
Fammi sapere se anche tu hai delle cose che vorresti dire alla “te” di quando avevi 20 anni, lascia un commento o scrivimi a visualfashionist@gmail.it altrimenti il posto dove rispondo prima è nei messaggi direct su Instagram.
A presto
Roberta
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