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5 lezioni che ho imparato facendo la blogger e che mi hanno aiutato a crescere

Quando ho aperto il blog ero “semplicemente” una studentessa universitaria in Scienze della comunicazione a La Sapienza. Un corso di studi all’epoca screditato da molti già nel linguaggio e il che la dice lunga: “Cosa impareranno mai questi di Scienze delle merendine?”. Ebbene, la risposta è che a me personalmente questa scelta ha portato tanto, un po’ perché mi ci sono impegnata, un po’ perché fortunatamente ho intrapreso una strada che era la migliore che potessi scegliere in un momento – parliamo del 2007-2009 – in cui iniziavano a crescere i contenuti sul web, dapprima con MySpace, poi con i blog – come dimenticare, il caro vecchio Splinder – e poi pian piano con i social network, sempre più protagonisti delle nostre vite con le loro metriche di vanità: like, commenti, mi piace, seguaci, etc.

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5 lezioni che ho imparato facendo la blogger

Ecco, io proprio grazie all’università – o meglio ad un laboratorio di quelli che si fanno come attività extra curriculari per arrotondare i crediti – ho aperto questo blog. Doveva essere un blog sul visual merchandising, tema anche della mia tesi di laurea specialistica in Semiotica dei consumi, ma poi ha assunto i contorni di un diario di moda. E già, passavano gli anni e capivo che la moda era la cosa che mi piaceva di più, amavo stare ore a leggere di nuovi trend, spulciare i look delle celebrities, comprare libri, riviste, qualsiasi cosa.

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Così iniziai a collaborare con altri blog, ovviamente senza retribuzione. Quando capii che stavo lavorando per altri senza nulla in cambio, ripresi ad investire tempo ed energie sul mio blog, anche se la persona in questione mi accusò di copiare i suoi contenuti. Ma come? I contenuti che io stessa ideavo e creavo per lei e che avevano permesso al suo blog di crescere sarebbero stati in realtà “copiati”, certo copiati da me stessa, al massimo avevo rubato idee a me stessa per me stessa. Passò molto tempo, ma imparai un paio di lezioni da questa esperienza.

  1. Se hai delle idee, usale per i tuoi progetti o per far crescere qualcosa di tuo (soprattutto se nessuno ti paga o riconosce il tuo lavoro), ciò non toglie che fare esperienza è importante, quindi buttati anche su altri progetti se ne vale la pena e se sei rispettato per quello che fai (soprattutto se lo fai totalmente gratis).
  2. Non lasciare che gli altri ti facciano sentire in colpa per qualcosa che non hai fatto (ovvero, se sai di avere la coscienza apposto, vai avanti per la tua strada) – e ne aggiungerei anche una terza –
  3. Quando le persone ti temono, perché sanno che sai fare bene un determinato lavoro (tendono a denigrarti o ad essere investite dalla Sindrome di Pippo Baudo “questo l’ho inventato io!”).

In realtà, io non stavo facendo nulla di strano, se non credere finalmente nelle mie idee e nelle mie capacità.

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Ma era solo l’inizio, perché non avevo ancora compreso che, in realtà, non ci credevo fino in fondo. In me stessa e nel blog. Passavo il tempo ad aggiornarlo, ma non avevo un obiettivo  preciso. Temevo qualcosa, non so cosa o chi. Forse, come tutti, avevo solo paura dei giudizi esterni. Insomma, non spingevo l’acceleratore.

Avevo delle idee ma poi le mollavo. Anche in questo caso imparai un’altra lezione: continua a fare, anche se non sai ancora bene cosa stai facendo, non mollare.

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“Non mollare è la regola suprema a tutto”

Devo ammettere che questa l’ho imparata anche – o soprattutto – per merito del taekwondo, vi ho già raccontato della mia esperienza e dell’agognata cintura nera. Ebbene, quando si inizia una disciplina come questa, gli ostacoli possono sembrare insormontabili. Ad un certo punto guardi quelli bravi e poi vedi te riflesso allo specchio: non ti senti preparato fisicamente – anzi non lo sei, non hai i muscoli, eppure se tiri avanti anche quando non vedi risultati, pian piano, quei muscoli verranno fuori. L’importante è fare un passettino alla volta e non pensare che basti un po’ di slancio per ottenere un obiettivo così ambizioso. La tenacia e la determinazione sono tutto.

Due qualità che ho scoperto di avere sempre grazie al blog. Pubblicare post, fare foto, insomma crederci e creare contenuti anche quando non hai nulla in cambio: ci sono pochi followers e zero retribuzione, zero collaborazioni e regali dai brand, solo la tua voglia di fare. Quello è sicuramente il periodo più difficile.

Anche quando sembra che quello che facciamo non ha senso o meglio, sentiamo l’istinto di farlo ma non sappiamo ancora perché, non abbiamo ancora chiaro cos’è che ci muove, ma abbiamo l’urgenza di farlo, ebbene – in quel caso non dobbiamo proprio mollare. Se ci fermiamo, forse perderemo un’opportunità. E da lì la lezione successiva che ho imparato:

la mia prima foto sul blog

Questa è stata la prima foto ufficiale per il mio blog, prego notare la data (e i calzettoni!)

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Ed eccomi. Laureata e inesperta, intraprendere il mio primo stage – retribuito e con regolare contratto – in una media company importante. Non avrei forse superato il colloquio, se dopo aver raccontato della mia laurea, del 110 e di tutti i tirocini fatti, non avessi aggiunto che avevo un blog. “A quei tempi” non ero neanche sicura andasse scritto nel curriculum, lo avevo inserito tra le attività extra. Ecco, il blog è stato il fattore che ha fatto sì io iniziassi il mio percorso nel mondo dei contenuti digital come professionista. Proprio il mio blog, quello che a me sembrava una cosa da fare sì, ma a cui non aggrapparmi molto mi stava dando la più grande chance, intraprendere la mia carriera all’interno del mondo contenuti, ma in grande, rendendolo un lavoro vero e proprio, con altre persone, capi, colleghi, pause pranzi, riunioni, quel mondo dei grandi che fino ad allora avevo visto solo nei film. E da qui, la regola più regola di tutte

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Anche dopo che pensi di avercela fatta, non mollare

Voi direte, che bella storia, hai trovato lavoro e tutti vissero felici e contenti. Beh non è andata proprio così, dopo 5 anni, ad un passo dalla firma delle firme della vita, quella del contratto a tempo indeterminato, quando mi era stato già comunicato che l’avrei firmato a breve, la tegola sulla testa: No, non lo firmerai più perché l’azienda va male e ci sarà un taglio drastico per molti.

Anche in questo caso, se ci fosse stata una scala meritocratica e non una semplice incombenza di contratti che si possono tagliare facilmente e altri no, io sarei dovuta rimanere lì, con la testa alta, ma non sempre – quasi mai – funziona per meritocrazia. Funziona che tocca essere bravi, ma anche trovarsi al posto giusto nel momento giusto.

Anche in quel momento difficile, anzi soprattutto in quel momento, non ho mollato, non solo ho portato avanti il blog con maggiore consapevolezza e soprattutto un bagaglio di strumenti e capacità che avevo appreso lavorando in una grande azienda e che mi permettevano di avere una visione a 360° del mondo dei contenuti e del mio lavoro, insomma, ma decisi di aprire un sito che fosse un po’ la vetrina delle mie capacità come web content manager: Style Factor. Otto mesi di lavoro matto e disperatissimo per riuscire ad ottenere subito più di 40.000 visualizzazioni al giorno. Mi rendevo sempre più conto di sapere il fatto mio e che questo lavoro mi era ormai entrato sottopelle.

In realtà, scrivendo questo post, mi sto rendendo conto che le cose che ho imparato dalla mia vita da blogger sono molte di più, sono tantissime, più di quante potessi immaginare. E che forse mi servirà un secondo post per raccontare la seconda parte di questa avventura che, come vedete, è ancora in itinere.

Una cosa ci tengo a dirvi: qualsiasi sia il vostro sogno, non permettete mai a nessuno di dire che non sarete all’altezza o che non ce la farete, anzi, lasciateglielo dire, perché vi darà la spinta a dimostrargli il contrario, un po’ come è successo a me. A volte sono stata io stesso a pensarlo – che non sarei stata all’altezza – altre volte sono stati gli altri, ad ogni modo la soddisfazione più grande e sapere che se vogliamo, possiamo davvero raggiungere quello che vogliamo. Ma tocca volerlo davvero davvero.

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2 Comments

  • Reply
    Mario Recchioni
    27/11/2018 at 11:54 pm

    Non credo abbia bisogno di presentazioni, diciamo che conosci molto più tu di me, di quando ne sappia io. Come faccio ad essere convinto di questo? Semplice, le sensazioni e le emozioni che hanno scandito i passi nella storia della tua vita, sono completamente identici ed affini a quelli che mi ritrovo ad affrontare io nella mia. Ci siamo conosciuti in palestra, cercando ognuno per sé di raggiungere quell’obiettivo tanto sudato, diventare cintura nera. Sembra riduttivo riassumere un percorso colmo di difficoltà, crisi, successi e sacrifici con queste due parole, ma il significato che si cela dietro di esse è molto più di un’apparenza. Già l’apparenza. È questo il nostro problema, la cosa che ci accomuna più di tutte. La odiamo. È difficile vivere al mondo senza una maschera e senza un’armatura, ma noi ultimi reduci di una dinastia gloriosa di spavaldi fieri uomini di vecchio stampo, ancora esistiamo, ed alle volte non ci sembra possibile riuscire a riconoscere un tuo simile. Siamo abituati a correre da soli, a lottare col cuore a dare l’anima, ed essere considerati “alieni” ci rende felici. Non ci volle molto tempo ad entrare in sintonia, e non sai che vanto ora tu rappresenti per me. Se guardiamo bene cosa stiamo facendo delle nostre vite a noi non sembrerà abbastanza, ma ogni volta che uno dei due ascolta ed osserva l’altro, sa benissimo che dinanzi a sé ha una Persona di spessore. Ho avuto ben poco da insegnarti per arricchire il tuo cammino, ma tu nel mio hai fatto la differenza. Ogni volta che una difficoltà mi sembrava insormontabile, bastava rivolgere il mio sguardo o il mio pensiero a te, per immortalare nella mente, ed imprimere a fuoco, l’immagine di un vincente, di una che quei problemi li ha affrontati, li ha sconfitti ed è andata oltre. Mi hai insegnato ad affrontare le mie paure, a non giudicarmi, a volermi bene, ma soprattutto a credere in me stesso. Fiducia ragazzi, un valore tanto antico quanto raro al giorno d’oggi. La voglia di essere, vera, sincera e con un carezza sempre pronta a volersi bene. So bene, che senza la tua personalità al mio fianco, ora non sarei dove sono, e non avrei mai avuto il coraggio di vivere la vita che ho sempre voluto. Mi è sempre piaciuto pensare che ognuno di noi ha il potere e il dovere morale di costruire il proprio futuro con le sue mani, e che la legge del Karma, rendiconta il personale operato, e non sbaglia mai nel restituire, anche se spesso, il giro che compie è un po’ più lungo. Non basta volerlo, devi alzarti e andarti a prendere quello che ti appartiene, non esistono scuse, ed è proprio questo che tu riesci a trasmettere. Io, a modo mio, ho interpretato il tutto con un semplice, ma chiaro pensiero:” Non è mai finita fin quando non si vince, si deve vivere il proprio sogno”… Ne siamo la dimostrazione vivente… Sempre sulla nostra strada… Grazie di tutto.

    Mario

  • Reply
    Roberta Costantino
    28/11/2018 at 9:28 am

    In un mondo di volti sconosciuti, io e te siamo sempre state anime affini. Stessa tempra, stesso “brutto carattere” che però ti ho detto ci rende quelli che siamo, persone senza veli e senza paura di essere noi stessi fino in fondo. Tutta la mia vita negli ultimi quasi dieci anni è stata scandita da ” devo raccontarlo a Mario”, perché tu saresti stato lì ad ascoltare, senza giudicarmi, pronto a sostenermi sempre. Sei la persona che mi fa credere nell’amicizia vera e disinteressata, ti voglio bene,

    Roberta

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