Carpisa ha lanciato via Facebook un bando per uno stage. Che bello, penserete, se non sapete già i dettagli della proposta. In realtà, l’offerta è decisamente “stravagante” per non utilizzare altri termini. In primis, per accedere al “bando” occorre comprare una borsa Carpisa della collezione Autunno Inverno 2018 e poi presentare un piano di comunicazione dettagliato della prossima campagna per la collezione Primavera Estate 2018.
Quali sono i dettagli del progetto?
In un link ad una pagina PDF ecco le richieste per il piano di comunicazione con obiettivo: l’esperienza di un vero stage nell’ufficio marketing&advertising di Napoli.
Qui sotto il bando per esteso:
Elabora il tuo piano di comunicazione per la nuova linea di borse Capsule Collection Carpisa firmata da Penelope e Monica Cruz, collezione Spring/Summer 2018.
Definisci il tuo piano di comunicazione nelle modalità che preferisci, aggiungi schemi, grafici e relazioni che ritieni opportuno, considerando la fama del testimonial che firma la collezione e le caratteristiche della linea della collezione.
Elabora un Piano di comunicazione professionale!
Nel tuo progetto di comunicazione non dimenticare di includere:
1 – Definizione dei punti di forza e il messaggio dei prodotti;
2 – Analisi del posizionamento del brand;
3 – Evidenza degli obiettivi del lancio;
4 – Definizione del target di riferimento;
5 – Definizione del budget;
6 – Dettaglio delle tattiche ed elenco delle azioni di comunicazione.
Ci sono anche le specifiche relative alla collezione Carpisa Penelope e Monica Cruz della Primavera Estate 2018
“La collezione oggetto del piano di comunicazione che sei chiamato ad elaborare sarà composta da modelli capienti e versatili, dalla costruzione sia morbida che rigida, proposti in una varieta’ di materiali come il simil struzzo , la vernice , il saffiano e il materiale granato anche nella versione sfoderata. I colori predominati della collezione sono: nero, deserto, lapis, rosso e blue il tutto delineato dalle galvaniche degli accessori metallici in oro satinato”.
Le conseguenze di questo annuncio
È stata questione di un attimo. Non appena si è iniziata a spargere la voce di questa proposta indecente, è il caso di dire, via social, tantissimi utenti hanno preso d’assalto la pagina Facebook ufficiale del brand, non c’è un post che non sia stato bersagliato da commenti al vetriolo sulla faccenda dello stage gratuito. Il cosiddetto “shitstorm” non si è fatto dunque attendere. Ora non mi voglio addentrare sulla questione, perché è palese che un’idea del genere sia del tutto fallimentare, su più fronti, per come è stata proposta. Poteva essere interessante se non le si agganciavano altri concetti meramente speculativi: come il fatto di dover acquistare una borsa della nuova collezione per partecipare, o il fatto che per partecipare alla selezione venga richiesta un documento ex novo da “addetto ai lavori” e non da persona alle prime armi con i mezzi di comunicazione, in cerca di una opportunità per imparare, qual è appunto lo stage. Perché se c’è una cosa sulla quale spesso ci si confonde è proprio questa: lo stagista non è colui che sa già fare un piano di comunicazione da project manager, ma una persona neolaureata che si avvicina al mondo del lavoro (e quindi alla pratica), dopo aver per anni appreso teoria, ma su questo aspetto mi soffermerò tra qualche riga. Quello richiesto da Carpisa è un lavoro fatto e compiuto che richiede tempo a chi decide di partecipare, con il probabile risultato di un vero e proprio buco nell’acqua, considerando che non si conoscono i metri di giudizio e gli autori di tali giudizi (non escludo personaggi a casaccio del web). Altro aspetto da non sottovalutare: lo stage di un mese è temporalmente inutile, perché in un mese non si impara nulla BENE.
L’importanza dello stage in qualsiasi tipo di lavoro, ma stage seri
Dopo la laurea, ero terrorizzata all’idea di non trovare lavoro. Avevo studiato in fretta, avevo rinunciato a molta spensieratezza della mia vita da ventenne per quel pezzo di carta e in più sentivo la pressione di aver scelto un percorso di studi che se non mi fossi rivelata brava, avrebbe fatto acqua da tutte le parti, e avrebbe significato un fallimento per me e per i miei genitori che avevano investito i loro risparmi per mantenermi a Roma. Non mi sono mai persa d’animo, avevo già il blog, conoscevo le mie carte vincenti e i miei punti deboli, anche se ero ancora molto confusa. Il mondo della comunicazione era in piena trasformazione, e occorreva capire come muoversi. Iniziai a fare subito i primi colloqui, inutile dire che senza nessuna esperienza l’unica soluzione era iniziare con uno stage. Ricordo ancora quando scrissi il CV per la prima volta, era un foglio Word, cercavo di impilare esperienze ma mi rendevo conto che non ne avevo molte e e avrei dovuto cominciare da zero. Ricordo benissimo anche i colloqui assurdi a cui sono stata sottoposta, talvolta persino con domande imbarazzanti, personali; ricordo tutte le volte in cui non si parlava di retribuzione dando per scontato che non ci fosse. Iniziai, devo ammetterlo, a rispondere solo agli stage che prevedessero una piccola retribuzione perché lavorare gratis e pagarsi l’affitto erano due cose che non potevano convivere e così un giorno per pura casualità mi sono imbattuta nel giusto annuncio. Ricordo che la figura professionale cercata era Junior Content Specialist e all’epoca (quasi dieci anni fa, sigh!) era tipo arabo, anche io non sapevo cosa precisamente sarei andata a fare. Il rimborso era di 500 euro netti al mese con buoni pasto, lavoro full time in ufficio dal lunedì al venerdì ore 8-18. Per quello che facevo e per il periodo richiesto, poteva andare. Arrivai con l’innocenza di chi non sa cosa sia il lavoro d’ufficio e la vita che ne consegue, imparai tantissimo. Dopo sei mesi lo stage si trasformò in apprendistato formativo per quattro anni e fu una fortuna. Lavorare in una Media company importante, leader nel settore, per un lungo periodo significa formarsi davvero, imparare tanto e soprattutto avere stipendio, ferie, permessi, corsi di formazione, tutto quello che occorre per diventare “grandi” ed imparare un mestiere. Fu una fortuna davvero, perché era poi il lavoro che volevo fare. Fu difficile e solo l’inizio di tutto, ma senza quello stage e il contratto successivo, non sarei dove sono ora. Ognuno poi sceglie il percorso più giusto per la propria vita, per coronare le sue ambizioni: che sia lavorare in ufficio o come freelance, l’importante è iniziare e nessuno deve lucrare su questo. Lo stage è importante, se fatto appena laureati e per un periodo di tempo limitato, nel momento in cui si è produttivi e si hanno esperienze diventa lavoro a tutti gli effetti e come tale deve essere trattato.
Mi è capitato ed è capitato a tanti amici, di sentirmi proporre stage anche quando ormai avevo le conoscenze e la preparazione per prendermi le mie responsabilità sul lavoro che stavo facendo, quell’atteggiamento è profondamente ingiusto e va condannato. Pertanto, cara Carpisa, ti invito a rivedere la tua proposta e a cercare di aiutare davvero tutti i ragazzi talentuosi che ci sono lì fuori e che aspettano solo un’occasione vera.
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