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|Film| Spaghetti story, una favola all’italiana d’ amicizia, amore e sogni da realizzare

Qual è il prezzo dell’amicizia, dell’amore, dei propri sogni quando si hanno trent’anni o poco più, pochi soldi in tasca e ancor meno speranze? Lo sa raccontare bene il regista Ciro De Caro con il suo primo riuscitissimo lungometraggio “Spaghetti Story”.
Il suo sogno è divenuto realtà grazie a tanta tenacia e perseveranza, la forza di resistere e crederci dopo l’ennesima porta sbattuta in faccia. Sì perchè questo delizioso film sarebbe dovuto rimanere in un cassetto per molti produttori.


Ed invece, De Caro non si è arreso: ha venduto un’utilitaria, tirato su un po’ di soldi (sostenuto da Pier Francesco Aiello e Andrea De Liberato), messo insieme un cast giovane e pieno di talento ed è riuscito a realizzare il suo “piccolo” capolavoro. Un lavoro no-budget come l’ha definito lui stesso. Girato con l’attrezzatura che poteva entrare nel bagagliaio di un’auto, con una sola ottica (un 50mm), in soli 11 giorni. Un’impresa che ha reso il cast più coeso, concentrato, massimo 4 ciak a scena, si doveva dare il meglio subito.
L’alchimia tra i protagonisti, in particolare l’amicizia tra Valerio e Scheggia, sembrano preparate da tempo, ma in realtà è tutto frutto delle ottime capacità di queste ragazzi che chiedevano solo di essere messe alla prova.
Fresco, giovane, divertente ma anche profondo, per nulla banale nei dialoghi, nei rapporti, nei legami che stringono e costringono ma che possono anche rendere migliori, che non lasciano soli.
Ed è facile rivedersi e ritrovarsi nelle storie dei protagonisti raccontate con tanta passione da De Caro.
C’è Valerio (Valerio Di Benedetto) che vorrebbe fare l’attore, ma per ora vive di piccoli lavoretti che non riescono a fargli pagare neanche le bollette. Convive con la fidanzata Serena, ma il loro rapporto sembra in crisi, lui non riesce a pensare al futuro, lei vorrebbe un figlio.
C’è Scheggia (Cristian Di Sante, senza di lui il film non sarebbe stato lo stesso), l’amico pusher che ha smesso di pensare a cosa sia giusto per la società e ha deciso di fare ciò che è giusto per lui, guadagnare senza dover passare una giornata intera a lavare i piatti o altro per 25 euro.
Quel tipo di amico che ti dice le cose in faccia, a volte duro, ma che c’è sempre e ti conosce più di chiunque altro.
C’è Serena (Sara Tosti), studentessa ormai grande, che nonostante le difficoltà economiche ed il futuro incerto desidera un figlio da Valerio. Il loro rapporto è in crisi per i problemi economici e per quella logorante tensione (di noi trentenni) di non poter fare progetti pur volendoli fare (istinto materno che fa toc toc) e che rende tutto più complicato.
C’è Giovanna (Rossella D’Andrea anche sceneggiatrice), sorella di Valerio. Lei un lavoro ce l’ha, ma le manca tutto il resto. Una vita fuori dal suo studio, degli amici e qualche emozione in più.
Ed infine c’è Mei Mei (Deng Xueyng), la prostituta cinese sfruttata da Pechino. Lei, personaggio silenzioso ma centrale, separa involontariamente i quattro, salvo poi unirli di fronte ai suoi problemi. Lei che non ha nessuno e non chiede niente e loro che hanno tutto ma sembrano non accorgersene.
 
Spaghetti Story è questo e molto altro. Ma è soprattutto la dimostrazione che per fare bei film non serve un grosso budget, che ci sono attori (sconosciuti) bravi e non solo i soliti quattro nomi, che il pubblico è sovrano ed il passaparola può far rimanere un film al cinema più del tempo previsto, oltre ogni aspettativa e superare anche eventuali cinepanettoni.
Da mensionare l’ottimo lavoro di Davide Manca alla fotografia, Alessandro Cerquetti al montaggio e Francesco D’Andrea per le musiche.
Guarda il trailer

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