Ho visto Sanremo, come tutti, pare abbia fatto il 50% di share. Abbiamo ordinato una pizza e bevuto una birra, poi ci siamo messi sul divano a commentare via social, a voce e sul Style Factor con i look. È tradizione ormai, no? Che si facciano pagelle, si diano voti, ci si senta per qualche ora esperti critici musicali o personal stylist, quando tutti dovremmo metterci una mano sulla coscienza e analizzare il nostro abbigliamento, compresa quella volta in cui abbiamo indossato collant color carne ad un matrimonio. Ma si sa, è più facile giudicare gli altri che se stessi. E poi, fino a quando si fanno battute divertenti che c’è di male. Funziona così, sali su un palco – ergo – ti metti in discussione.
La serata era trascorsa placida e tranquilla, nessun look particolarmente sbagliato o al contrario giusto, ho drizzato le antenne solo con Tiziano Ferro, perché è impossibile non amarlo e desiderare di averlo anche solo come amico, è la persona più rasserenante che io (non) conosca (qui pensieri da bimbaminkia sparsi), e nel suo abito Dolce&Gabbana era perfetto.
Poi verso mezzanotte, quando già pensavo che il giorno dopo avrei faticato ad alzarmi dal letto e che era forse l’ora di spegnere, arriva lei: Diletta Leotta. Ammetto che conosco la giornalista sportiva così così, non sono una fan-follower, né tantomeno seguo il calcio di serie B su Sky. Fatto sta che conoscevo la vicenda vista sui giornali dell’hackeraggio delle sue foto personali dove era nuda.
Dicevo, ieri quando a momenti mi addormentavo, arriva lei bellissima che scende le scale con questo super abito. È stato subito un flashback di Belen Rodriguez e della sua farfallina. Lei perfettamente a suo agio anche con la scala demonizzata dal 99% delle donne che ci hanno avuto a che fare, scendeva con sorriso smagliante e impareggiabile sicumera.
Come sempre mi sono soffermata sull’abito che ho trovato decisamente coraggioso. Un crop top che strizzava tutto lo strizzabile e una gonna lunga con spacco quasi inguinale. L’abito, poi di colore rosso vermiglio e dal tessuto damascato difficilmente sarebbe passato inosservato già di suo, ma con le curve giunoniche della Leotta esplodeva letteralmente sotto gli occhi di tutti. Tant’è che pure i cameramen qualche volta si sono impicciati con le riprese, soffermandosi troppo sulle parti più esposte, diciamo così.

Diletta Leotta su Facebook
Daniela Leotta e il “coraggio” di essere figa
Personalmente ho trovato il suo look eccessivo. Era pur sempre lì in veste di giornalista e non di showgirl e quell’abito sembrava gridare “guardatemi guargatemi”, l’avremmo guardata lo stesso anche con qualcosa di più elegante, che non vuol dire meno scosciato. Non so, ho immaginato come si sarebbero vestite le altre giornaliste e mi è venuta subito in mente Cesara Bonamici, poi Ilaria d’Amico e un sacco di altri nomi ed ho pensato che forse avrebbero scelto un abito più elegante, magari lungo e nero. La D’Amico ad esempio non sbaglia mai un look, bisogna ammetterlo.
Ma Diletta Leotta ha scelto questo abito e pazienza. Saranno gusti, egocentrismo, del resto sulla sua beltà ha costruito anche il suo profilo Instagram, da fare invidia quasi ad una fashion blogger. Alla fine, cosa c’è di male nel volersi sentire (ed essere) delle fighe. Sebbene non incontri il mio gusto non sto lì a sputare veleno sulla malcapitata.
A quanto pare però, a molti (anzi molte) non è andato giù l’abito della Leotta e ancor di più che a questo suo outfit sbarazzino fosse unito un discorso sul cyber-bullismo (era la prima Giornata Mondiale su questo tema sociale) sulla privacy e sulla denuncia postale fatta ai farabutti che hanno pubblicato le sue foto nuda su tutto l’Internet. Nonché il disagio per il danno morale subito e le sue reazioni. Il problema è stato il connubio vestito-privacy. Cioé tu vestita così mi parli di privacy?
Da qui sono partiti tweet discutibili anche di noti personaggi dello spettacolo, tra questi Caterina Balivo – conduttrice – ed Elisa D’Ospita, nota curvy blogger, pensate persino Selvaggia Lucarelli ha difeso Diletta, ma molte altre donne hanno dovuto puntualizzare che con quell’abito e quel gesto – di mostrare le gambe – non poteva parlare di certi argomenti e fare la morale.
Questo discorso a me ha ricordato tanto quel vecchio concetto per cui, se una donna indossa la minigonna e qualcuno la importuna se l’é cercata. Siamo ancora nel Medioevo a quanto pare. Nonostante le battaglie fatte e la solidarietà che noi donne tal volta mostriamo l’un l’altra, quando si tratta di aspetto fisico cadiamo in buco nero di ignoranza. Chissà quando noi donne riusciremo davvero a essere più comprensive l’un l’altra e imparare a giudicare meno. E poi, i commenti sull’aspetto fisico, non sono roba da bully?
Cosa ci dà fastidio?
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