Sono una Netflix addicted, non ne faccio mistero, se mi seguite sui social lo saprete, le mie amiche mi taggano nelle Instagram Stories consigliandomi serie o chiedendomi consigli, ultimamente però mi è capitato di vedere una serie sulla Rai, ebbene sì, proposta in anteprima su RaiPlay in streaming che si chiama Linea Verticale, e posso dire, senza ombra di dubbio, che sinora è la serie italiana più bella che abbia mai visto. E voglio anche raccontarvi il perché ovviamente. Non sono una critica né un’esperta, ma di solito qui vi racconto quello che mi piace, come è successo già in passato che con Narcos, ad esempio, o The Handmaids Tale, per citarne alcune.
Ho iniziato a vedere questa serie essenzialmente per due motivi: il primo è che mi era stata suggerita da un collega che ne parlava entusiasta, il secondo perché adoro Valerio Mastandrea e so quasi per certo che se lui ha scelto di fare un progetto, recitare in un film o una serie, vuol dire che vale la pena vederlo. Un attore dalla grande sensibilità, potrete notarlo anche seguendo il suo profilo Instagram (@rivamesta) , gli attimi che immortala sono sempre tutto tranne che banali, e questa sua empatia, si manifesta per chi sa coglierla anche nelle piccole cose quotidiane che sceglie di fotografare e condividere.
La linea verticale: trama
Luigi deve sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico dopo aver scoperto di avere un tumore. Attraverso il racconto surreale e satirico della sua esperienza di degenza entriamo, così, nel quotidiano del reparto di urologia oncologica di un ospedale italiano.
Lui è Luigi, un quarantenne equilibrato, sentimentale, sereno e innamorato della moglie incinta. La casualità di un banale esame medico lo pone di fronte a una tremenda rivelazione: ha un tumore al rene e bisogna intervenire con urgenza. Così, con il ricovero, la vita di Luigi cambia drasticamente e si reduce a un’unica semplice realtà: l’ospedale, il reparto, i compagni di stanza, infermiere e caposala, i medici e, fra questi, su tutti, la mitica presenza del professor Zamagna, genio della chirurgia urologica, che vive solo per operare e che a Luigi appare un salvatore. Quella che scopre giorno per giorno Luigi è una verità a lento rilascio in cui tutto viene rimesso in discussione: l’aleatorietà del sapere medico, che cambia in base alle persone, la saldezza della fede, che può perdere anche un prete malato, la passione per la medicina, che possono perdere anche i medici, e la resilienza di chi, giovane o anziano, vuole solo sopravvivere. Compagni di avventura di Luigi sono soprattutto i pazienti: un somalo assolutista, un ristoratore che sa tutto di medicina, un prete in crisi, un intellettuale taciturno e uno stuolo di anziani cattivi perché in cattività.
Questa serie ci accompagna, nei suoi sette episodi, nei meandri di quella prova dolorosissima che è la scoperta di avere una malattia che può da un momento all’altro scombussolare tutti i nostri piani. Non solo il racconto del protagonista che la vive, ma di tutti coloro che ne hanno a che fare, che toccano con mano il dolore impotenti, che attendono con chi ne è colpito verdetti e risultati, che pregano, sperano, piangono ma anche di chi cerca concretamente di aiutare, di chi prova con tutte le sue forze ad offrire una speranza, una soluzione. In questi casi poco importa, il rango sociale, l’essere ricco o povero, bello e brutto, La linea verticale è un percorso che non guarda in faccia a nessuno, è spietatamente democratica. È una roulette russa senza l’adrenalina di aver deciso di giocare.
In questo disegno, nella storia tracciata dal regista Mattia Torre che è anche autore del libro omonimo a cui ovviamente si ispira la serie, ci porta per mano, senza retorica in quel percorso difficile, doloroso ma a volte persino salvifico – scusate l’ossimoro – che può essere la scoperta della malattia. Ci fa “vivere l’ospedale” con tutte le sue nevrosi, quelle degli orari scanditi, del cibo orribile, e delle varie tipologie di personaggi che si incontrano, rendendolo quasi un microcosmo simpatico, un’allegoria della nostra stessa vita, quella che di solito condividiamo nella routine dell’ufficio, dello spogliatoio, delle mura domestiche.
Dove vedere la linea verticale
Se volete vedere la serie in tv, l’appuntamento è sabato su RaiTre alle 21.10, ma se invece il sabato – voi gente giovane – uscite, potete recuperarlo tranquillamente in streaming gratuitamente su RaiPlay a questo link. La mia idea è non solo di rivederla in questi giorni che è in tv, ma anche di leggere il libro. Lo so, può sembrare una serie triste e sicuramente per chi sta vivendo o ha vissuto la perdita di qualcuno per una malattia grave, ripercorrere quell’iter e quei ricordi non è semplice. Eppure, credo che la storia, estrapolandola dal dolore, possa insegnare molto soprattutto ai giovani, a tutti noi che ogni giorno diamo per scontato il fatto di esserci, o ai piccoli gesti che facciamo, ma anche l’amore che mettiamo nel nostro lavoro, nel modo in cui ci poniamo verso gli altri. Può decisamente fare la differenza, e questa serie lo insegna.
Il cast de La linea Verticale
- Valerio Mastandrea
- Greta Scarano
- Giorgio Tirabassi
- Paolo Calabresi
- Ninni Bruschetta
- Antonio Catania
- Alvia Reale
- Regia: Matteo Torre
2 Comments
Alessandra
24/02/2018 at 8:08 amQuesta serie è piaciuta tanto anche a me, e trovo anch’io che sia una delle migliori produzioni italiane del momento. Drammatica e ironica al punto giusto, terribilmente veritiera. Eccezionali Valerio Mastandrea e Giorgio Tirabassi!
Roberta Costantino
27/02/2018 at 8:49 amSono contenta Alessandra! Spero ce ne saranno altre tanto belle prossimamente 🙂