Se hai ascoltato il primo episodio del mio podcast TheVisual, sai dell’opprimente situazione scatoloni che mi sono portata dietro dopo il trasloco e di quanto velocemente mi sia resa conto che quei 20 scatoloni fossero solo un peso per me.
Eppure quando compravo tutti quei vestiti mi sentivo contenta, anche se la soddisfazione durava giusto il tempo dell’acquisto. Tornata a casa, neanche lo tiravo fuori dalla busta. Un comportamento assurdo.
Certo il fast fashion e l’acquisto compulsivo, dato dal prezzo accessibile, creano un’abitudine che non dà gratificazione, ma non era solo quello il problema.
Ho cercato di capire perché da grande ho iniziato a comprare così tanti vestiti, accessori e borse, anche a volte senza metterli, avevo vestiti a cui non era mai stato staccato il cartellino.
Ti racconto allora il mio percorso verso un guardaroba sostenibile, sperando possa esserti utile.
Un salto nell’infanzia, sarà partito da lì?
Mi sono guardata dentro e ho rivisto la me bambina che aveva pochi vestiti, i miei genitori non mi facevano mancare nulla, ma si sa, da ragazzini la competizione è anche più aspra che tra adulti. C’erano sempre le compagne di classe che sfoggiavano cose nuove sneakers firmate, accessori vari.
Non appena ho avuto la possibilità, da grande, ho iniziato a capire cosa mi piaceva e cosa mi stava bene, ma non mi limitavo a comprare ciò che mi serviva, volevo tutto.
Scarpe con il tacco che non avrei mai indossato, abitini corti che non metto mai, ma direi capi e accessori di tutti i tipi, saperli lì, sapere che se solo avessi voluto avrei potuto indossarli e non sentirmi inferiore in nessuna occasione, mi faceva stare bene.
Ma non era quella la soluzione.
Ciò che mi portava a comportarmi così era l’insicurezza che nessun capo avrebbe mai potuto colmare. Ho iniziato a lavorare su questo aspetto di me e a costruire la mia personalità andando a fondo, c’era molto più che un semplice problema di shopping sotto.
Da lì ho iniziato a pensarmi in modo diverso, a sentirmi forte per quella che sono e non per ciò che indosso, per quello che dico e penso e non per i marchi che sfoggio.
La bella scoperta del mondo vintage e dell’usato
Mi sono avvicinata al mondo del vintage e dell’usato per caso, andando semplicemente a vendere i miei vestiti ai mercatini della città. Per poi scoprire che c’erano tanti capi praticamente nuovi o con una storia che erano lì pronti a vivere di nuovo.
Ho scoperto il vintage e ho selezionato dei negozi dove trovo capi unici che non hanno sfruttato nessun sistema ma hanno semplicemente vissuto più vite.
Da quel giorno non so più cosa siano i cataloghi on line che ci impongono le tendenze del momento, mi sono costruita un mio stile personale fatto di pezzi basic e capi vintage scovati qua e là, la ricerca è la parte più bella e dà molta più soddisfazione del fast fashion.
Un passo alla volta ma si può fare già tanta differenza.
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