Lo farò succedere, invece di aspettare che accada.
Nello scorso post vi ho raccontato dei momenti di demotivazione e frustrazione che capita di affrontare. Possono essere momenti appunto, o periodi più o meno lunghi. Spesso dovuti a contingenze: lavoro che non va, vita privata idem. I pianeti non collimano e il nostro karma sembra remare contro di noi, nonostante il nostro effort affinché le cose vadano nel verso giusto.
“Ho studiato tanto per quel concorso e non l’ho vinto”.
“Mi sto impegnando tanto nel lavoro, ma è un continuo chiedere senza ricevere e senza un minimo di riconoscenza”.
“La mia relazione non mi rende felice come vorrei o è ad un binario morto”.
Direi che è la vita. Tutto questo non è nient’altro che vita, da affrontare e vivere giorno per giorno. Vivere appunto e non subire passivamente.
A volte, come vi ho raccontato, anche a me è successo di sentirmi demotivata o frustrata, di buttarmi giù. Poi ho capito che la vita è (anche) ciò che capita e farselo andare bene, lavorando per qualcos’altro nel frattempo.
Non sempre le cose sono giuste, non sempre va tutto va come vorremmo noi o secondo i nostri piani, anzi quasi mai. Quindi meglio prenderla con filosofia o ottimismo. Non ostinarci troppo e provare a fare comunque il nostro meglio senza fossilizzarci su ciò che non arriva, ma di certo senza perderlo mai di vista- ciò che è meglio per noi.
Occorre un po’ di allenamento se non si è particolarmente portati a pensare positivo e concentrarsi su ciò che abbiamo già ottenuto, anche perché non appena raggiungiamo un obiettivo, o otteniamo qualcosa, siamo già in cerca di nuove cose a cui aspirare. È la nostra natura.
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Come cambiare mindset e vedere le cose in maniera costruttiva
Eppure, a tutti noi è capitato di vivere giornate intense, piene e di tornare a casa anche se stanchi, soddisfatti per lo meno di quello che si è fatto. Quando si dice “ho fatto tutto ciò che potevo” anche se sappiamo ad esempio – sul lavoro – non bastare mai. Se NOI ci sentiamo bene rispetto a quello che abbiamo dato, percepiremo comunque una sensazione di benessere diffuso. Non serve fare chissà cosa, basta anche solo aver chiuso quel task che ci portiamo dietro da tempo, o essere soddisfatti di come si è usciti da una situazione che stava prendendo una brutta piega o semplicemente dal lavoro di squadra che si è fatto. Ogni giorno possiamo impegnarci per portare a termine anche solo un obiettivo della nostra lista e quel risultato può e deve renderci positivi.
Al contrario quando andiamo a lavoro demotivati e con un mindset negativo, a fine giornata saremo ancora più stanchi e frustrati e spesso, a pagarne le conseguenze sono i nostri cari o chi ci aspetta a casa. Cattivo umore e poca voglia di dare. Ci buttiamo sul divano e chiudiamo la nostra giornata senza gratitudine.
Va bene buttarsi sul divano, ma quando proprio non abbiamo di meglio da fare!
Voi mi direte, ma se a lavoro nessuno mi premia per quello che faccio, anzi ricevo sempre critiche o peggio, il mio capo si prende i meriti? Beh considerate di fare quello che fate per una vostra crescita personale. A me è capitato tante volte di essere in fasi di stallo, ho sfruttato quei momenti “persi” per accrescere la mia cultura e il mio personal branding sotto molteplici aspetti. Se pensate di fare qualsiasi cosa per voi, per la vostra crescita e maturazione – professionale, ma anche personale – tutto prenderà una piega diversa.
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Lista dei buoni propositi sì o no?
Ora che si avvicina il nuovo anno ritorna la classica amata/odiata lista dei buoni propositi. Io di solito scrivo propositi che puntualmente non riesco a portare a termine o almeno non tutti. Però devo ammettere che trovo comunque molto utile avere una mappa mentale degli obiettivi a medio e lungo termine che mi piacerebbe raggiungere, per un semplice motivo.
Quando sai dove vuoi arrivare, ovviamente deve essere qualcosa di concreto (sperare di essere felici o diventare ricchi non vale), puoi gestire meglio tutti gli ostacoli e i sacrifici che ti porteranno poi al tuo obiettivo. Nel senso: ora accetto questo X, perché mi serve per arrivare ad Y che è il mio obiettivo.
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Devo ammettere che in questo senso mi ha fortificato molto il taekwondo. Sapete che nelle arti marziali i vari passaggi di “livello” sono sanciti dall’esame di cintura, ogni cintura rispetta un passo avanti verso l’obiettivo finale, che è la cintura nera. Applicando questo concetto ai vari obiettivi che ci poniamo, anche i momenti più difficile e soprattutto quelli iniziali in cui l’obiettivo ci sembra molto lontano, può aiutarci a focalizzare meglio le nostre energie.
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